L'Uomo Vogue - Italy 🇮🇹 (April 2017) (in Italian/English)
Apr 12, 2017 9:58:56 GMT
Picap and olivia52 like this
Post by Bob on Apr 12, 2017 9:58:56 GMT
These are a combination of downloads I got from the Uomo site and some pictures from Chris Evans France who in turn got them from the Uomo pdf version.
Edit I've just added a translation someone's put on twitter. I've edited it to make it easier to read. I hope.
Craig McLean: “Gifted” è un bel film, con un ritmo gradevole e un’ottima sceneggiatura. Ma se lei è bravo, quella bambina le dà dei punti sullo schermo…
Chris Evans: Ah ah! Sì, è fantastica, vero? Mckenna è di un’altra categoria. È molto matura per la sua età; ha sicuramente molta esperienza di set cinematografici ma è ancora una bambina. È la cosa più difficile quando devi scegliere un giovane – devono avere la libertà sfrenata del bambino ma sapere subito che questo è comunque un lavoro. E ci sono volte in cui devi essere professionale, ma non al punto da diventare robotico. E lei ha proprio l’equilibrio che ci vuole.
C.ML.: Stavi cercando un netto cambio di passo, qualcosa che fosse il più lontano pos- sibile da Captain America?
C.E.: Non necessariamente. Non penso che si cerchi l’opposto a ciò che si è fatto prima. Penso che si scelga quello che può saziare il proprio appetito creativo. Per cui possono influire fattori molto diversi. Ma i miei agenti mi hanno mandato tutta una serie di copioni e questo ha smosso qualcosa dentro di me. Ho semplicemente pensato che fosse davvero interessante.
C.ML.: All’inizio del film ti descrivono come un “tipo silenzioso, tormentato, sexy”. È una parte che ti viene facile?
C.E.: (Ride) Non so! Non l’ho voluta io quella battuta!
C.ML.: Film come questo esercitano “muscoli” interpretativi diversi rispetto a quando reciti nel mondo Marvel?
C.E.: Non so se si tratta necessariamente di doti interpretative diverse – forse solo una quota diversa di pazienza. In un grande film come “Captain America” il ritmo è molto più lento. Devi veramente accettare il fatto che nell’arco della giornata ci saranno molti tempi morti. E a volte può diventare un po’ tedioso. Ma film come “Gifted” si muovono con un ritmo molto veloce; magari giri setto, otto, nove pagine del copione al giorno. Per cui hai veramente la sensazione di lavorare sodo.
C.ML.: Tuo zio è il deputato democratico Mike Capuano, liberale indefesso, e il tuo feed di Twitter è pieno di commenti di natura politica – molti dei quali criticano con veemenza la presidenza Trump. Sei sempre stato così impegnato e diretto?
C.E.: Be’, devo dirti che questa amministrazione sta smuovendo in me molti sentimenti… che sono nuovi. Non penso che abbiamo mai vissuto prima un’amministrazione come questa, e suppongo che ci voglia del tempo per abituarsi. Ma ho sempre avuto convinzioni forti, e mi piacerebbe credere che mi batto sempre per le persone che ne hanno bisogno quando la situazione lo richiede. Anche se non facessi l’attore, penso che esprimerei comunque il mio parere e cercherei di portare l’attenzione dove mi è possibile.
C.ML.: Sei cresciuto in una famiglia politicizzata?
C.E.: Non so se definirla “politicizzata”, ma certamente è una famiglia con opinioni salde. Be’, mio nonno dirigeva l’Agenzia delle Entrate in Massachusetts, e mio zio è stato sindaco e poi deputato. Quindi anche se non direi che fosse tutta una famiglia politica, certamente aveva forti convinzioni morali.
C.ML.: Stai per iniziare a lavorare ad “Avengers” 3 e 4. Che genere di preparazione comporta?
C.E.: Più che altro andare in palestra e cercare di riprendere qualche chilo. Non è che di solito me ne vado in giro con il peso che raggiungo per questi film. Quindi, andare in palestra un’ora al giorno – e mangiare! E niente di particolarmente appetitoso. È più questione di volume che di contenuto.
C.ML.: Anche il regista di “Gifted” Marc Webb ha all’attivo diversi superhero movies (ha diretto “The amazing Spider-Man” e “The amazing Spider-Man 2”). Avete parlato delle vostre esperienze comuni nelle trasposizioni dei fumetti per il grande schermo?
C.E.: Non proprio, anche se un paio di volte abbiamo parlato di quanto siano scatenati i fan e di quanto siano alte le loro aspettative. Quando hai il compito di dar vita a questi personaggi sul grande schermo, senti molta pressione per farlo nel modo giusto. Se ci riesci, conquisterai quei fan al 200%. Altrimenti, scoprirai che possono essere veramente brutali.
C.ML.: Secondo Wikipedia – quindi deve essere vero! – “malgrado l’educazione cattolica, [Evans] ha espresso opinioni panteistiche e un grande interesse per la filosofia buddista”. È una sintesi corretta delle tue convinzioni?
C.E.: Ah! Ovviamente Wikipedia sa tutto… e qualunque cosa dica adesso contribuirà all’infinita quantità di fatti alternativi di Wikipedia che mi perseguitano ovunque! Ma sì, è vero che mi piace il buddismo. Si basa sul concetto di fermare un po’ la mente, insegna a cercare un collegamento più profondo. Il cervello è un luogo piuttosto rumoroso, e penso che quel rumore ci faccia sentire più separati che collegati. E penso che quando il rumore del mio cervello si placa, mi sento più presente, più in pace. E penso che sia un po’ la motivazione alla base del buddismo.
C.ML.: Fai meditazione?
C.E.: Certo. Non tutti i giorni. Ma quasi. È solo questione di focalizzarsi sul respiro. Non ci sono regole, possono essere 60 secondi o 60 minuti. Ma il risultato è che mi riconduce a uno stato diverso.
C.ML.: Finiamo con una domanda che il personaggio di Mckenna fa al suo personaggio in “Gifted”: esiste un Dio?
C.E.: Sono contento che tu l’abbia tenuta per ultima! Perché ho la risposta! Sì, certo che c’è. Ma forse non nei termini in cui si pensa. Forse non un uomo in cielo che fa controlli e bilanci. Ma sì, qualcosa c’è.
Photo by Paul Jasmin
Text by Craig McLean
Fashion editor Michael Philouze
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Chris Evans ha una certa esperienza in fatto di supereroi. Il trentacinquenne ha infatti interpretato Johnny Storm, alias la Torcia Umana, ne “I fantastici quattro” (2005) e nel sequel del 2007 “I fantastici quattro e Silver Surfer”. Abbandonato il fisico fiammeggiante per un altro ultramuscoloso, l’attore si è poi tramutato in Steve Rogers, alias Captain America. Alla fine del 2017, Evans avrà interpretato il leggendario soldato dei fumetti armato di scudo inscalfibile in sette blockbuster: tre film su Captain America e quattro sugli Avengers (i numeri 3 e 4 di quest’ultima serie saranno girati quest’anno in rapida sequenza). Ma le esigenze del multiforme universo Marvel sono tali per cui il suo personaggio è spuntato anche in camei in “Ant-Man” e “Thor: The dark world”, e lo si vedrà anche in “Spider-Man: Homecoming” di quest’anno.
Un sacco di tempo trascorso in palestra, e in calzamaglia… Non stupisce quindi che Evans, nato a Boston e trapiantato a Los Angeles, cercasse un cambio di ritmo dai film con budget stratosferici, straripanti di effetti speciali. Nonostante nella sua nuova pellicola sia stato diretto da un altro veterano degli adattamenti di fumetti, il ruolo che interpreta – quello di un genitore single – è da “eroe di tutti i giorni”. In “Gifted” Evans è Frank, meccanico nautico della Florida che ha preso in custodia Mary, una bambina di sette anni interpretata da Mckenna Grace. È sua nipote, figlia della sorella scomparsa Diane, matematica prodigiosa e inquieta che si è suicidata.
Come la madre, Mary è un genio dell’algebra ma Frank è fermamente intenzionato a farle trascorrere un’infanzia il più possibile “normale” e a proteggerla da un mondo che la considererà un prodigio e molto probabilmente la spingerà sulla medesima strada di instabilità emotiva che ha finito con l’uccidere sua sorella. Come lascia intendere l’attrito con le autorità scolastiche che vogliono dare a Mary una corsia preferenziale per le sue doti particolari. E le battaglie legali con la madre di lui, distante e dispotica, che è decisa a togliergli Mary. Emozioni forti, magistralmente trattate, per una storia sommessa e toccante. Nessuno vi giudicherà se piangerete… Gli eroi, reali o super, sono a loro agio con le lacrime, giusto?
Un sacco di tempo trascorso in palestra, e in calzamaglia… Non stupisce quindi che Evans, nato a Boston e trapiantato a Los Angeles, cercasse un cambio di ritmo dai film con budget stratosferici, straripanti di effetti speciali. Nonostante nella sua nuova pellicola sia stato diretto da un altro veterano degli adattamenti di fumetti, il ruolo che interpreta – quello di un genitore single – è da “eroe di tutti i giorni”. In “Gifted” Evans è Frank, meccanico nautico della Florida che ha preso in custodia Mary, una bambina di sette anni interpretata da Mckenna Grace. È sua nipote, figlia della sorella scomparsa Diane, matematica prodigiosa e inquieta che si è suicidata.
Come la madre, Mary è un genio dell’algebra ma Frank è fermamente intenzionato a farle trascorrere un’infanzia il più possibile “normale” e a proteggerla da un mondo che la considererà un prodigio e molto probabilmente la spingerà sulla medesima strada di instabilità emotiva che ha finito con l’uccidere sua sorella. Come lascia intendere l’attrito con le autorità scolastiche che vogliono dare a Mary una corsia preferenziale per le sue doti particolari. E le battaglie legali con la madre di lui, distante e dispotica, che è decisa a togliergli Mary. Emozioni forti, magistralmente trattate, per una storia sommessa e toccante. Nessuno vi giudicherà se piangerete… Gli eroi, reali o super, sono a loro agio con le lacrime, giusto?
Craig McLean: “Gifted” è un bel film, con un ritmo gradevole e un’ottima sceneggiatura. Ma se lei è bravo, quella bambina le dà dei punti sullo schermo…
Chris Evans: Ah ah! Sì, è fantastica, vero? Mckenna è di un’altra categoria. È molto matura per la sua età; ha sicuramente molta esperienza di set cinematografici ma è ancora una bambina. È la cosa più difficile quando devi scegliere un giovane – devono avere la libertà sfrenata del bambino ma sapere subito che questo è comunque un lavoro. E ci sono volte in cui devi essere professionale, ma non al punto da diventare robotico. E lei ha proprio l’equilibrio che ci vuole.
C.ML.: Stavi cercando un netto cambio di passo, qualcosa che fosse il più lontano pos- sibile da Captain America?
C.E.: Non necessariamente. Non penso che si cerchi l’opposto a ciò che si è fatto prima. Penso che si scelga quello che può saziare il proprio appetito creativo. Per cui possono influire fattori molto diversi. Ma i miei agenti mi hanno mandato tutta una serie di copioni e questo ha smosso qualcosa dentro di me. Ho semplicemente pensato che fosse davvero interessante.
C.ML.: All’inizio del film ti descrivono come un “tipo silenzioso, tormentato, sexy”. È una parte che ti viene facile?
C.E.: (Ride) Non so! Non l’ho voluta io quella battuta!
C.ML.: Film come questo esercitano “muscoli” interpretativi diversi rispetto a quando reciti nel mondo Marvel?
C.E.: Non so se si tratta necessariamente di doti interpretative diverse – forse solo una quota diversa di pazienza. In un grande film come “Captain America” il ritmo è molto più lento. Devi veramente accettare il fatto che nell’arco della giornata ci saranno molti tempi morti. E a volte può diventare un po’ tedioso. Ma film come “Gifted” si muovono con un ritmo molto veloce; magari giri setto, otto, nove pagine del copione al giorno. Per cui hai veramente la sensazione di lavorare sodo.
C.ML.: Tuo zio è il deputato democratico Mike Capuano, liberale indefesso, e il tuo feed di Twitter è pieno di commenti di natura politica – molti dei quali criticano con veemenza la presidenza Trump. Sei sempre stato così impegnato e diretto?
C.E.: Be’, devo dirti che questa amministrazione sta smuovendo in me molti sentimenti… che sono nuovi. Non penso che abbiamo mai vissuto prima un’amministrazione come questa, e suppongo che ci voglia del tempo per abituarsi. Ma ho sempre avuto convinzioni forti, e mi piacerebbe credere che mi batto sempre per le persone che ne hanno bisogno quando la situazione lo richiede. Anche se non facessi l’attore, penso che esprimerei comunque il mio parere e cercherei di portare l’attenzione dove mi è possibile.
C.ML.: Sei cresciuto in una famiglia politicizzata?
C.E.: Non so se definirla “politicizzata”, ma certamente è una famiglia con opinioni salde. Be’, mio nonno dirigeva l’Agenzia delle Entrate in Massachusetts, e mio zio è stato sindaco e poi deputato. Quindi anche se non direi che fosse tutta una famiglia politica, certamente aveva forti convinzioni morali.
C.ML.: Stai per iniziare a lavorare ad “Avengers” 3 e 4. Che genere di preparazione comporta?
C.E.: Più che altro andare in palestra e cercare di riprendere qualche chilo. Non è che di solito me ne vado in giro con il peso che raggiungo per questi film. Quindi, andare in palestra un’ora al giorno – e mangiare! E niente di particolarmente appetitoso. È più questione di volume che di contenuto.
C.ML.: Anche il regista di “Gifted” Marc Webb ha all’attivo diversi superhero movies (ha diretto “The amazing Spider-Man” e “The amazing Spider-Man 2”). Avete parlato delle vostre esperienze comuni nelle trasposizioni dei fumetti per il grande schermo?
C.E.: Non proprio, anche se un paio di volte abbiamo parlato di quanto siano scatenati i fan e di quanto siano alte le loro aspettative. Quando hai il compito di dar vita a questi personaggi sul grande schermo, senti molta pressione per farlo nel modo giusto. Se ci riesci, conquisterai quei fan al 200%. Altrimenti, scoprirai che possono essere veramente brutali.
C.ML.: Secondo Wikipedia – quindi deve essere vero! – “malgrado l’educazione cattolica, [Evans] ha espresso opinioni panteistiche e un grande interesse per la filosofia buddista”. È una sintesi corretta delle tue convinzioni?
C.E.: Ah! Ovviamente Wikipedia sa tutto… e qualunque cosa dica adesso contribuirà all’infinita quantità di fatti alternativi di Wikipedia che mi perseguitano ovunque! Ma sì, è vero che mi piace il buddismo. Si basa sul concetto di fermare un po’ la mente, insegna a cercare un collegamento più profondo. Il cervello è un luogo piuttosto rumoroso, e penso che quel rumore ci faccia sentire più separati che collegati. E penso che quando il rumore del mio cervello si placa, mi sento più presente, più in pace. E penso che sia un po’ la motivazione alla base del buddismo.
C.ML.: Fai meditazione?
C.E.: Certo. Non tutti i giorni. Ma quasi. È solo questione di focalizzarsi sul respiro. Non ci sono regole, possono essere 60 secondi o 60 minuti. Ma il risultato è che mi riconduce a uno stato diverso.
C.ML.: Finiamo con una domanda che il personaggio di Mckenna fa al suo personaggio in “Gifted”: esiste un Dio?
C.E.: Sono contento che tu l’abbia tenuta per ultima! Perché ho la risposta! Sì, certo che c’è. Ma forse non nei termini in cui si pensa. Forse non un uomo in cielo che fa controlli e bilanci. Ma sì, qualcosa c’è.
Photo by Paul Jasmin
Text by Craig McLean
Fashion editor Michael Philouze